Il colloquio è alla base del percorso che desidera intraprendere un singolo individuo.

Il counselor ed io opero così, in genere stabilisce un primo incontro gratuito dal quale verifica se la domanda del suo cliente è affrontabile con le competenze del proprio ruolo.

Il colloquio affronta tematiche che non richiedono per essere risolte una ristrutturazione profonda della personalità.

Si tratta di un percorso semplice e con il primo incontro si stabilisce con il cliente se desidera proseguire e in modo indicativo si stabilisce già una stima del numero di incontri previsti e come proseguire insieme.

Il counselor offre alla persona: accoglienza (per quello che essa è), sostegno (ti sono vicino in tutte le fasi e io counselor sono sicuro che ce la fai) e orientamento (come counselor ti oriento in ciò che ti permette di evolverti. Non ti porto con me come se tu fossi un bambino, ma riconoscendo che sei un adulto).

Il counselor è sempre vicino nel percorso al cliente, ma per accompagnarlo a scoprire, non per sostituirsi.

Nel setting si creano i presupposti perché la persona si senta a suo agio e possa esprimersi e risolvere in modo sereno. Il caounselor crea uno spazio in cui la persona si senta rispettata nei suoi tempi di espressione.

Il counselor attraverso i colloqui accompagna la persona verso l’esplorazione del proprio mondo. Il counselor accompagna la persona a comprendere come vive interiormente il disagio oggetto degli incontri, dentro di sé e cosa accade rispetto a questo disagio fuori.

L’esplorazione del disagio con l’ausilio di tecniche di rilassamento e non solo, avviene a più livelli:

  • cognitivo: quali sono le paure in gioco, i dubbi, le perplessità, i pensieri;
  • immaginativo: quali forme assume il disagio;
  • emotivo: cosa sta vivendo la persona, cosa sente, cosa io counselor vedo di te;
  • sensoriale: cosa succede nel corpo della persona.

Grazie ai colloqui il counselor esplora insieme al cliente un tema che per il cliente è un problema.

La persona ha bisogno, ha un progetto e non riesce a svilupparlo e insieme al counselor lo affronta, lo elabora e lo supera.

Si definisce colloquio rogersiano da Carl Rogers, uno psicologo ampiamente riconosciuto vissuto nel secolo scorso e che si è imposto grazie al suo metodo “non direttivo”.