Il training mentale parte dai medesimi presupposti del training autogeno circa i concetti di concentrazione, sistematicità nell’allenamento, rilassamento indotto ecc. (si rinvia la lettura al training autogeno) e riconosce nella visualizzazione di immagini un ulteriore contributo per il raggiungimento di uno stato di benessere e risoluzione a momenti di crisi.

L’uso dell’immaginazione rappresenta una modalità d’eccellenza che ci permette di tradurre in modo semplice e immediato il nostro sentire, provare, muoverci, pensare oltre a lasciarci in un infinito margine di libertà interiore, senza ricorrere alle parole che richiedono un’attività più razionale.

L’immaginazione può essere di carattere “rappresentativo”, ossia mi rappresento qualcosa che osservo e ne creo una immagine filtrata dal mio modo di percepire e l’interiorizzo nell’arichivio della memoria visiva, e può essere di carattere “creativo”. L’immaginazione creativa è quella che mi permette di trasformare quello che osservo a mio piacimento rendendolo diverso, o che mi permette addirittura di creare immagini “ex novo” senza attingere dalla realtà circostante.

E’ importante tutto quello che immagino, ogni singola parte di ciò che immagino ha un significato che può essere tradotto in simbolo.

Con il processo di immaginazione è inoltre possibile fare una sintesi di tante cose rispetto a ciò che proviamo, sentiamo, udiamo, più forte delle parole stesse.

In particolare partendo dalla considerazione che il cervello umano ha insite delle risorse straordinarie, si dimostra che esercitando la capacità di costruire nuove immagini a livello mentale o visualizzando immagini che appartengono al nostro vissuto ci metteremo automaticamente nella condizione di creare cambiamenti profondi nella nostra vita. Ci daremo la possibilità di trasformare sensazioni, emozioni provate in passato, anche quelle legate alle esperienze più traumatiche, in modo più possibile costruttivo e creativo per la nostra vita.

Le nuove ricerche nel campo della programmazione neurolinguistica hanno ampiamente dimostrato che in ciascuna di quelle che vengono definite modalità principali: visiva; auditiva e cenestetica è possibile individuare delle submodalità che se utilizzate nel modo più corretto possibile, sono in grado di cambiare in ognuno di noi il modo in cui viviamo l’esperienza e di conseguenza il nostro comportamento.