“Professioni non ordinistiche: confronto con la politica e le istituzioni”

Dal 18 al 20 marzo 2016, ad Assago (Milano) si è tenuto il 7° convegno di Assocounseling, l’Associazione Professionale di Categoria dei Counselor.

Il programma del convegno prevedeva tre giornate dove i partecipanti hanno avuto l’opportunità di assistere a due tavole rotonde, di scegliere di partecipare a tre diverse sessioni plenarie dedicate a tematiche differenti e concernenti diversi ambiti di intervento del Counseling in Italia e infine iscriversi ai workshop e tavoli di lavoro.

In questo articolo riporto in sintesi gli interventi dei protagonisti della tavola rotonda: “Professioni non ordinistiche: confronto con la politica e le istituzioni”.

Ospiti d’eccellenza: Rolando Ciofi, segretario generale del Comitato del Coordinamento Nazionale del Mo.P.I. – Movimento Psicologi Indipendenti; Fulvio Giardina, presidente dell’Ordine Italiano degli Psicologi; Stefano Cordero di Montezemolo, Presidente del Comitato Scientifico di Co.La.p. – Coordinamento Libere Associazioni Professionali, l’on. Gessica Rostellato del P.D.; Renato Calì, Segretario Nazionale di ADICONSUM – Associazione Difesa Consumatori e Ambiente; Lucia Fani, Presidente di Assocounseling e Tommaso Valleri di Setriano, presidente di Federcounseling – Federazione Nazionale delle Associazioni di Counseling.

La tavola rotonda verteva su un argomento di attualità, come si affacciano oggi nell’ambito nazionale le libere professioni. Ad un livello più specifico, come si introduce la figuara del Counselor all’interno di un Paese in cui prevale un sistema ordinistico e quale il ruolo del consumatore all’interno di una società in cui nuove libere professioni chiedono maggiore spazio e tutela.

Secondo Ciofi del Mo.P.I. oggi gli ordini professionali rappresentano contenitori rigidi che impediscono a nuove e libere professioni di proporsi con nuove visuali di fronte a un mondo che sta cambiando e che necessita di colmare nuovi bisogni.

Gli ordini per Ciofi rappresentano centri di privilegio che che non permettono una evoluzione, uno scambio e una vera apertura nei confronti di nuove figure professionali.

Obiettivo essenziale diviene quindi il cambiamento della struttura del sistema ordinistico.

E’ indubbio che gli psicologi godano di sempre maggiore spazio nell’ambito sanitario, dove sanitario equivale a prestigio e in virtù di un ordinamento fortemente strutturato a sostegno di questo rischiano di restare nell’ombra i counselor che hanno una forte penetrazione nel sociale.

In ultima analisi Ciofi fa presente che il rischio è quello di attribuire un antagonismo tra professione di counselor e piscologi, medici e psicoterapeuti che non ha motivo di esistere.

La differenza la si può ben comprendere sottolineando la diversità di significato tra i due termini inglesi “care” e “cure”. Dove “care” significa interessarsi, occuparsi, provvedere, in questo senso si può inquadrare il ruolo del counselor, come colui che accoglie un disagio comprendendo anche il contesto in cui la persona lo vive. Questo è un tipo di cura che non ha collegamenti con le diagnosi. Il counselor non fa diagnosi.

Gli psicologi rientrano nel concetto di “cure”, ossia di coloro che curano e che hanno un rimedio per curare.

Di diverso avviso è stato invece Fulvio Giardina, presidente dell’ordine nazionale degli psicologi, il quale ha richiamato all’importanza degli ordini professionali mettendo l’accento sulla preparazione di coloro che ne entrano a far parte.

Ha ricordato che in nessun Paese come in Italia esiste un sistema ordinistico così regolamentato. Oggi le professioni regolamentate sono venticinque.

Lo Stato italiano attraverso gli ordini ha un controllo diretto sui professionisti, mentre in Paesi come l’Inghilterra ad esempio, più liberista, ognuno può aprire l’attività che desidera sempre che non si abbia nulla a che fare con ciò che è considerato statale. In quest’ultima ipotesi la professione deve essere accreditata dalla Regina.

Secondo Giardina in Italia esiste un forte contenzioso tra psicologo e counselor a causa di aspetti legislativi che non mettono il consumatore nelle condizioni di valutare e fare una scelta ponderata.

Al centro di tutto, conclude Giardina, il consumatore.

Lo stesso Calì di ADICONSUM riprende il discorso sul consumatore togliendolo da una immagine di persona che in altre parole deve essere guidata verso una scelta, ma attribuendo allo stesso consumatore un ruolo più attivo in cui tutte le parti coinvolte nel processo di scambio hanno la possibilità di evolversi insieme. Viene a crearsi cooperazione tra chi crea il processo e chi ne usufruisce.

Secondo Calì in un mondo in cui da un lato c’è il consumatore e dall’altro il mondo di chi produce, bisognerebbe costruire il “mondo di mezzo” in cui vi siano prese di responsabilità paritarie.

E’ giunto il momento in cui “io consumatore” mi senta responsabile di scegliere e di comprendere fino in fondo cosa sto acquistando.

Il “mondo di mezzo” rappresenta un nuovo processo di scambio, un nuovo percorso in cui da oggi in poi dovrebbero orientarsi sia le norme che la politica.

La posizione meno conservatrice di Calì rispetto a quella di Giardina, sembra sposarsi meglio con i nuovi orientamenti di matrice europea.

Montezemolo di Co.L.A.P. ricorda che le professioni regolamentate nascono nell’interesse pubblico. L’Amministrazione rappresenta la Legge che ha interesse pubblico.

D’altro canto, ricorda sempre Montezemolo, l’Italia nel contesto europeo con la mentalità corporativista che la caratterizza crea disagio.

Montezemolo pone maggiore accento sulla “professionalità”. E’ la professionalità che garantisce la qualità di un servizio rivolto a un cittadino. Professionalità è sinonimo di qualificazione delle conoscenze e delle competenze.

La professione è un sistema organico di conoscenze che vengono organizzate al fine di qualificare l’esercizio del professionista.

Se vengono messi in atto meccanismi di regolamentazione troppo alti, si rischia di cadere nella burocratizzazione. Uno dei mali più significativi della nostra società.

Sembra che la necessità di un riconoscimento più ampio di libere professioni come il Counselor e la richiesta di una identità precisa dai confini ben delineati risponda a un bisogno su ampia scala.

Al bisogno di un rinnovamento socio-politico più ampio dell’Italia.

L’onorevole Costellato sostiene infatti che vi è un problema italiano. Un grande errore della politica italiana è quello che non va di pari passo con il mondo civile e questo può creare limiti ai professionisti e ai consumatori.

A livello legislativo siamo per certi aspetti indietro, Costellato fa presente a questo proposito che la legge sulla concorrenza è stata da noi emanata soltanto in tempi molto recenti, nel 2015 e non è ancora effettiva.

Costellato riconosce che le prime forme di ostruzionismo verso una politica a più ampio respiro e più europea sono dovute al fatto che proprio chi dovrebbe fare le leggi è esso stesso ancora portatore di interessi personali che poco si conciliano con i bisogni collettivi.

La Costellato avverte la necessità di una discussione politica che venga stimolata da chi non è funzionario ministeriale.

Il dibattito si accende e si creano dei netti schieramenti dove Giardina, presidente dell’ordine degli pisicologi, non trova seguito. Piuttosto emblema di un mondo ancora restio al cambiamento auspicato da più parti.

Secondo Ciofi bisognerebbe arrivare ad una chiusura dell’ordine, nell’auspicio che si crei dialogo e interscambio tra discipline diverse. Ciofi auspica il crollo di muri tra psicologi e counselor: “bisogna aprirsi ad una politica delle professioni insieme”.

Tommaso Valleri dello stesso avviso di Ciofi, invita a una rivalutazione della riserva professionale alla luce dei nuovi cambiamenti. “E’ arrivato il momento di ridefinire i termini di “salute”. Il punto vero, conclude Valleri è ridiscutere dei confini professionali non rispetto a un sistema giuridico cristallizzato, ma alla luce di quello che accade.

Counseling professionale

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Il counseling professionale è un’attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento. E’ un intervento che utilizza varie metodologie mutuate da diversi orientamenti teorici. Si rivolge al singolo, alle famiglie, a gruppi e istituzioni. Il counseling può essere erogato in vari ambiti, quali privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale.

(Definizione dell’attività di counseling approvata da Assocounseling il 2 aprile 2011)

 

Altri link di riferimento:

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